Dizionario dell'esoterismo
Alchimia
Solve et coagula
Scopo dell'alchimia è l'ottenere la Pietra Filosofale, che permette di trasmutare i metalli in oro. Scienza esoterica, essa associa in uno stesso processo una cosmologia e una spiritualità attive: la trasformazione della coscienza dell'adepto nei suoi rapporti mediante la quale l'alchimia cerca di realizzare nel regno della natura (minerale, animale, vegetale), ma perfezionandolo, il processo di putrefazione e di rigenerazione che accompagna la vita stessa. La Grande Opera (Magnum Opus) alchemica è quindi la duplice realizzazione della purificazione e della trasmutazione della materia psichica e naturale. La Grande Opera (Magnum Opus) alchemica è quindi la duplice realizzazione della purificazione e della trasmutazione della materia psichica e naturale, La Grande Opera fisica e la Grande Opera mistica sono analoghe, ma nient'affatto identiche. Aver realizzato la seconda vuol dire poter realizzare sovranamente la prima; avre realizzato la prima vuol dire sapere quale cammino può condurre alla realizzazione della seconda, ma non significa necessariamente aver percorso quel cammino. E' una differenza che ha un'importanza capitale. E' la differenza che consiste nel dare, nella pratica alchemica, la priorità alla rigenerazione spirituale (ergon) chiave della trasmutazione dei metalli (parergon).
Questa differenza è ciò che permette di distinguere l'alchimia da tutte le pratiche metallurgiche, spagiriche, archimiche, anch'esse note fin dalla più remota antichità, ma operanti su minerali o piante senza tener conto di tutta la dimensione esoterica e sacra proprio dell'alchimia.
L'alchimia è, un'arte divina, il che vieta per principio di farne la preistoria della chimica. Fulcanelli, maestro esoterico del XIX secolo, dimostra che <<...la vera antenata della nostra chimica è l'antica spagirica, e non la scienza ermetica stessa>>. Il sacro vi ha un ruolo preponderante, che può essere rivelato o trasmesso solo in un linguaggio in codice: l'alchimia parla 'la lingua degli uccelli', e la 'gaia scienza', non un insieme di ricette empiricamente definite.
L'alchimia solleva il problema della sua terminologia. Lo studioso Serge Hutin dice che <<l'alchimista non deve scoprire qualcosa di nuovo, ma ritrovare un segreto>>. Questo segreto è velato da una terminologia che dissimila i suoi oggetti dietro concetti provenienti da vari registi simbolici (astrologia, cabala, eccetera) di cui deve essere di volta in volta determinata la corrispondenza. Lo stesso linguaggio alchemico ricorre, oltre a tutto a una miriade di procedimenti retorici volti a scoraggiare la comprensione letterale del senso dei testi: rebus, acrostici, assonanze, <<L'alchimia è dunque a questo titolo una cabala ermetica fornita di quella che gli antichi chiamarono la lengua general (universale), perché cela un duplice significato corrispondente a una duplice scienza, l'un manifesta, l'altra profonda>>.
Tutti i testi precisano che si tratta del 'Mercurio filosofale', della sostanza stessa della vita, di un agente universale.
E' dunque un principio ancor prima di essere un metallo. MA a seconda della fase dell'Opera filosofale, cioè a seconda del colore, delle virtù, delle proprietà della soluzione ottenuta, il mercurio è anche chiamato: Magnesia, Ottone, Acqua Mercuriale, Medicina, Acqua Pesante, Latte della Vergine, Alkaest... <<Lavora dunque con quell'Acqua e avrai quello che desideri da lei. Essa è infatti lo spirito e l'anima del Sole e della Luna, l'olio e l'acqua dissolvente, la fontana, il bagno-maria, il fuoco umido, il fuoco segreto, nascosto e invisibile.>>
Lo stesso dicasi per lo Zolfo, principio attivo e forma preliminare del Mercurio. Lo Zolfo rappresenta anche la fase ulteriore dell'Opera. <<E se cuocete ancor di più, diventa rosso e l'acqua di mare diventa rossa del colore del sangue>>, o ancora l'Azoto colora l'Ottone e lo rende bianco, ma l'Ottone riprende il dominio sull'Azoto cambiandolo in vino, cioè rendendolo rosso come il vino.
Quanto al Sale, che compare tardi nella letteratura alchemica, esso rappresenta il corpo in seno a una struttura ternaria.
Così il problema primordiale posto dalla lettura di un testo alchemico finisce per essere il problema di capire quale sia il metallo di cui si tratta, per esempio il Mercurio. Lo si deve intendere metaforicamente, attraverso el corrispondenze che esso ha, con l'antropologia esoterica? Oppure lo si deve comprendere come un'indicazione astrologica, o anche come un principio cosmologico, o infine come una fase dell'Opera? Scienza esoterica, scienza simbolica, che, secondo René Alleau, è più vicina alla storia delle religioni che alla chimica, l'alchimia pone come pietra angolare la questione della 'materia' da cui conviene iniziare l'Opera. Il successo dell'impresa sta potenzialmente nella scoperta di questo primo segreto della natura, di questa Materia denominata di volta in volta 'corvo', 'terra', 'zolfo nero', 'zolfo di natura', 'prigione dell'oro', 'letame', 'tomba del re'. Le indicazioni dei colori, i riferimenti ai pianeti che costellano lo svolgimento della realizzazione dell'Opera, le sue divere trasformazioni hanno un senso simbolico operativo solo se la sostanza è stata scelta correttamente.
La difficoltà deriva dal fatto che la Materia dell'Opera ha tanto il valore di un principio cosmologico quanto quello di un materiale specifico. Bernardo Trevisano dichiara: <<Per avere intendimento di questa Materia, si deve innanzi tutto sapere che Di ha fatto all'inizio una materia confusa e priva di ordine, la quale era piena, per volontà di Dio, di più materie>>. Nel Mistero delle Cattedrali si legge: <<E' solo nel regno animale, in cui risiede la semenza metallica, che dobbiamo cercare il soggetto proprio della nostra arte>>. Così, in linea di principio, ci si potrebbe servire di qualsiasi sostanza, tutto essendo nella Natura formato dalla stessa Materia unica. Nella pratica la Materia usata deve essere raccolta in una certa epoca dell'anno: quando il Sole è in Ariete e la Luna in Toro, o quando il Sole èmin Scorpione e la Luna in Capricorno, il che la conferisce, individualizzandola, la possibilità di ricevere lo spirito universale, e di rivestirsi dello Zolfo, e dei sali volatili e del Mercurio fisso dell'aria e del fuoco.
Il delicato problema del 'letame di filosofi', di cui Eugène Canseliet dà, la chiave teorica, seguendo, in ciò il suo maestro Fulcanelli, con il distinguere la prima materia dell'Opera della Materia Prima: <<Così l'oro filosofico tutto pieno di impurità circondato da spesse tenebre coperto di tristezza e di lutto, deve essere considerato, cionondimeno come la vera e unica prima materia dell'Opera, così come ne è la vera e unica Materia Prima: il Mercurio di cui questo oro invisibile miserabile e misconosciuto ha avuto origine>>.
Si può schematicamente strutturare il loro svolgimento in tre grandi tappe, secondo la successione di tre colori dell'Opera: nero, bianco e rosso, o ancora in sei tappe, secondo la successione di sette pianeti, di cui il primo, Mercurio, è la chiave di tutto l'insieme: Mercurio, Saturno, Giove, Luna, Venere, Marte, Sole. Mercurio rappresenta l'agente universale, l'acqua che dissolve, l'alimento del frutto spirituale del corpo. Manifestazione la più prossima alla Materia Prima, esso collega l'organismo anima-corpo all'oceano cosmico della vita.
Il drago, deve morire. La prima operazione, quella della morte di uno stato chimico per soluzione e liquefazione. Il primo compito consiste dunque nel trovare la materia e il suo solvente, il vetriolo dei saggi, acrostico del programma alchemico stesso: Visita Interiora Terrae, Rectificandoque Invenies Occultum Lapidium.
Dopo la triturazione, la liquefazione della materia, l'Opera Nera (Nigredo), viene l'Albedo o Opera Bianca.
Essa comincia con un processo di sublimazione, sotto il segno di Giove, l'anima del corpo, la terra in cui essa si trovava, si è tra sformata nella fiala in acqua e aria. L'Uovo filosofico, il globo di cristallo ermeticamente chiuso, viene rinchiuso nell'athamor, il fornello che l'alchimista usa per una combustione lenta e controllata. Quest'uovo è al tempo stesso il simbolo dell'Uovo del Mondo, in cui tutto si prepara pazientemente, in modo immanente e segreto. Continuando a riscaldare durante la fase lunare si porta a compimento la colorazione bianca. Bernardo Trevisano si confida: <<Te lo dico prendendo Dio a testimonio, questo Mercurio, una volta sublimato appare rivestito di un biancore puro come al neve delle alte montagne, dotato di un splendore cristallino. Quando apro il recipiente, se ne libera un profumo unico al mondo...>>. E' la realizzazione del 'magistero minore', dell'elisir di lunga vita dalle proprietà medicinali note per il loro potere di rigenerazione cellulare. Viene chiamata anche l'oro potabile', la 'panacea'. E' l'opera di resurrezione che ha dato origine a molteplici allegorie, virginali, incestuose perfino denominate 'acque mercuriali', tutte significano che sono state ottenute con un moto ascensionale (liquefazione, sublimazione, purificazione). Il grande magistero, l'altro moto discendente (Venere-Marte-Sole) avrà ora inizio, e con esso l'incarnazione dello spirito.
A proposito della fase venusiana di questo secondo movimento Bernardo Trevisano dice: <<All'inizio la donna monta sull'uomo, alla fine l'uomo monta sulla donna>>. La forza volatile del Mercurio femminile domina dapprima La forza volatile del Mercurio femminile domina dapprima il corpo solido rappresentato dallo Zolfo: in seguito la forza fissativa dello Zolfo ha il sopravvento sulla volatilità del Mercurio. Allora si produce una cristallizzazione.
Ma è il Rame filosofico, il metallo di Venere, quello in cui il Sole è ancora al sommo della croce l'Oro vi è ancora instabile, non ha ancora penetrato gli strati profondi del corpo. Nella fase marziale lo spirito efftttua tale discesa ma quest'ultima congiunzione, penultima tappa della trasmutazione completa è ancora senza splendore.
La fase solare vede la comparsa del colore rosso; la rubrificazione interviene dopo che la pietra, cuocendo, è passata attraverso tutti i colori dell'arcobaleno. In Le livre des figures hieroglyphiques, Nicolas Flammel (1330-1418)lo descrive: <<Il colore rosso-luce di questo leone volante simile al puro scarlatto dei chicchi della melagrana matura dimostra che la rubrificazione è ora compiuta senza alcuna struttura o difformità che essa è come quel leone, che divora ogni pura Natura metallica e la muta nella ua vera Sostanza, nel verace e puro Oro, più fine di quello delle migliori Miniere.
La protezione di una piccola quantità di polvere di questa pietra in una soluzione metallica basta allora a trasmutare il corpo vile in Oro. Conviene effettuare l'operazione tre volte, nonché rielaborare al fine di ottenere per il nuovo metallo una densità uguale a quella dell'oro.
Il riassunto delle principali tappe non può essere che simbolico, come simbolico è la maggior parte delle indicazioni date dagli alchimisti. Per decifrare il loro linguaggio è necessario anche sapere a quale delle due vie umida e secca, rimandino i segreti sempre svelati solo a metà, e i consigli che essi acconsentano a dare. Precisiamo ancora che la Prima via è detta umida perché. nello stato liquido, richiede sulla lampada moderata, l'uso di utensili di vetro, mentre la Seconda Via è qualificata come secca, perché, nello stato liquido, richiede, sulla lampada moderata, l'uso di utensili di vetro, mentre l Seconda Via è qualificata come secca. perché sotto la forma fusibile, necessita l'uso di vasi opachi o refrattari nel fornello più ardente. L'alchimia è fra le scienze esoteriche quelle che ha maggiormente conservato.