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domenica 12 marzo 2023

L'Enciclopedia. Elogio al signor presidente de Montesquieu

 Enciclopedia

Elogio al signor presidente de Montesquieu


Montesquieu

Elogio del Signor Presidente de Montesquieu
Analisi dello spirito delle leggi. 

Il "Presidente" era morto il 10 febbraio 1755. Montesquieu non aveva contribuito all'Encyclopédie: aveva ricusato di scrivere le voci Démocratie e Dispotisme; il frammento Gusto fu inserito nel t. VI dopo la sua morte. Ma era in amichevoli relazioni con d'Alembert, de Jaucourt, Duclos, Alexandre Deleyre, Helvétius, l'abbé Raynal. Gli attacchi assai aspri rivolti contro di lui dopo la pubblicazione dell'Esprit des Lois (1748) dal gesuitico <<Journal de Trévoux>> (aprile 1749) e dalle giansenitiche <<Nouvelles ecclésiastiques>> (ott. 1749), gli innumerevoli libelli che accusarono d'irreligione il capolavoro, infine la condanna all'Index librarum prohibitorum da parte della S. Sede (nov. 1751) e le successive controversie con l'assemblée générale de France con la Sorbonne, avevano fatto di Montesquieu una vittima del parti dévot. Egli aveva dovto lottare contro gi stessi valori che avevano combattuto e fatto <<sopprimere>> i primi due volumi dell'Enciclopedia. L'Elogio di d'Alembert acquista tutto il suo rilievo polemico: era un atto di solenne solidarietà, un modo di condannare i nemici del Montesquieu all'<<oppobre éternel>> per l'ignobile campagna condotta contro di lui; un modo di fare del suo nome, una sorta di simbolo dell'illuminismo. L'Elogio è un "manifesto" politico, con l'Analisi che o segue, esso ebbe una particolare fortuna editoriale: fu premesso alla grande edizione di Oeuvres di Montesquieu apparsa nel 1758 a cura di F. Richer figurò nelle successive, fu tradotto in italiano e promesso alle edizioni nostrane dello Spirito delle Leggi.   
E' possibile cogliere la caratteristica attitudine di d'Alembert a fondere la polemica illuministica con la dignità accademica, conciliando, la philosophie militante con le antiche istituzioni culturali, fornendo all'Enciclopedia quella veste di rispettabilità che i suoi avversari tornavano in ogni occasione a negarle. Taluni particolari che d'Alembert poté attingere ai ricordi personali del figlio di Montesquieu, Jean-Baptiste de Secondat, autore di un Mèmoire sul padre, e alle carte inedite: l'Elogio rimane una fonte autorevole, sotto certi aspetti, circa la vita e l'opera di Montesquieu. Analisi dello Spirito delle Leggi: <<E quell'analisi come una miniatura, che si considera con piacere anche da chi ha veduto prima l'originale...>>.




venerdì 10 marzo 2023

L'Enciclopedia. Economia politica, elementi delle scienze

L'Enciclopedia

Economia politica, elementi delle scienze


Economia politica

Economia politica

Voce di Jean Jacues Rousseau fa parte del tomo V, del novembre 1755. Seguì di poco il Discours sur les origines de l'inègalité (1754) e precedette la composizione del primo abbozzo del Contrat social, il cosiddetto Manoscritto di Ginevra (1756). Più ardua è la datazione interna di singoli passi o dottrine. Molto si è discusso su tali questioni filologiche, connesse ad una corretta ricostruzione del pensiero rosseauiano. Economia politica segna un momento centrale nella genesi del Contrat social, che vuol mostrare più propriamente quali sono le funzioni del governo o della pubblica amministrazione; che i due scritti sono come frammenti nei quali Rousseau anticipò parte delle sue Institutions politiques, desinate a restare incompiute. 
I lavori di R. Derathé mostrano tutta la difficoltà e la necessità di accurati confronti testuali per decidere circa il grado di maturazione dei temi maggiori di Rousseau in questa "voce". Vi figura, per la prima volta  in Rousseau, il termine e il concetto di <<volontà generale>>; che si delineano le concezioni rosseauniane della proprietà e della legge; mentre l'idea del <<patto sociale>>, resta implicita. Definizione di <<economia politica>>: a)l'argomentazione che afferma la necessità di far coincidere in concreto il regime politico con la legge, ossia con la volontà generale; b) il gran tema del <<patriottismo>> e degli strumenti giuridici e educativi con i quali è possibile coltivarlo; c)l'esposizione del <<sistema economico>> rousseauiano ossia delle genesi del ginevrino circa la tassazione, la proprietà e la ripartizione del reddito, temi assai ampiamente discussi agli economisti contemporanei. Sebbene Rousseau subisca ancora fortemente l'influenza del Trattato sul governo civile di Locke, l'accento si sposta dalle garanzie giuridiche, offerte alle classi dirigenti, ed una concessione etico-sociale della proprietà e della legge. 

Elementi delle scienze

Nell'evoluzione intellettuale di d'Alembert, questo articolo - redatto nel 1755 - è un momento cruciale. La prospettiva epistemologica del Discorso del '51 è svolta in più punti: il filosofo si preoccupa dell'esatta delimitazione delle varie scienze e tocca problemi logico-empirici, pedagocici, linguistici, relativi della composizione di libri di Elementi su singole discipline. Si precisa l'impostazione "positivistica" degli Elémens de philosophie. 




domenica 5 marzo 2023

L'Enciclopedia. Delizioso, democrazia

 L'Enciclopedia

Delizioso, democrazia


Delizioso


Democrazia

Delizioso 

Delizioso di Diderot, ha attratto l'attenzione di alcuni studiosi sia per la sua finezza e sapienza espressiva, sia perché fissa l'analisi "fisiologica" ed etica del bonheur, un tema caro ai moralisti del secolo XVIII ed allo stesso Diderot. La pagina analizzata da R. Mauzi e da R. Mortier, riprende in un nuovo clima intellettuale la concezione epicurea della voluptas, ben nota ai libertins; e va accostata ad alcune celebri pagine di Rousseau. 

Democrazia

D'Alembert nel 1753 aveva proposto al Montesquieu di scrivere per l'Enciclopedia gli articoli Dèmocratie e Dispotisme. Il "Presidente": <<Quanto al mio ingresso nell'Enciclopedia; è un bel palazzo ove sarei assai curioso di metter piede; ma i due articoli Démocratie e Dispotisme non vorrei farli. Su questi argomenti ho già spremuto del mio cervello tutto ciò che v'era... Sicché, se volete qualcosa di mio, lasciatemi la scelta di qualche articolo; e, se volete, la si farà da Me du Deffand, con un bicchierino di maraschino... Mi viene ora in mente che potrei, forse, scegliere Gout; e proverò che difficile est proprie communiadicere>>. 
L'articolo fu redatto da Elie de Jaucourt. Il poligrafo, si limitò a fare, <<presque en extrait du livre De l'Esprit des Lois>>. Una compilazione che mostra, l'onnipresenza del pensiero politico del "Presidente" nell'Enciclopedia. Offre un utile termine di paragone con le idee di Rousseau, ben altrimenti "democratiche" esposte sia nel Discours sur l'inégalité, sia nella voce Economia politica. Con questo confronto si illustra la pluralità degli orientamenti "politici" che si rispecchiano nell'opera collettiva. 








giovedì 2 marzo 2023

Enciclopedia. Cristianesimo

 Enciclopedia

Cristianesimo



Cristianesimo


L'articolo è anonimo, ricapitola in modo evidente l'interpretazione politica della religione maturata entro la tradizione, libertina, sviluppata da Bayle, Spinoza e dai deisti inglesi. 
Il carattere tendenzioso ed estremamente audace di queste pagine, può cogliersi ricollocando nel tempo e nell'ambiente l'esplicita, utilizzazione del testo, delle pagine dedicate a questo tema da Montesquieu. Nel 1753 divampava la persecuzione del parti dévot contro il capolavoro montesquieviano, già condannato all'Indice a Roma l'anno precedente. Questa voce accentua e sottolinea taluni passi <<empi>> di Montesquieu, non poteva non apparire una presa di posizione nella lotta ideologica contemporanea. Donde, l'anonimato. 
A. Chaumeix: può essere interessante riprodurre qui, una confusa e perplessa chiosa apposta all'edizione di Lucca da un Don Sebastiano Sacchetti, canonico regolare della congregazione del Reno. 

Quest'articolo è stato troppo maltrattato: racchiude parecchie espressioni che dimostrano chiaramente che l'autore è un vero Cattolico... si è proposto si mostrare che non v'è religione più utile al genere umano della Cristiana; egli si sforza di provare che essa è effettivamente superiore in ciò alle altre; perché ritiene, che gl'infedeli e gl'increduli possano essere indotti ad abbracciare il cristianesimo più da questo motivo che da ogni altro. Non potendo giudicare qui se sia riuscito bene o male nel suo intento, noterò soltanto che avrebbe potuto raggiungere meglio con un altro metodo, provare di più ed evitare le censure che gli hanno mosso i critici. Si è voluto considerare con una precisione eccessiva il cristianesimo <<nel suo nesso con gli interessi politici, ossia riguardo alla felicità che può procurare questa vita...>>, ma come considerare il cristianesimo sotto un punto di vista ormai remoto dalla rivelazione e dalla Divinità, rappresentarlo come un sistema duramente politico?... La utilità del cristianesimo esposta in tutto l'articolo riguarda soltanto oggetti che cadono sotto i nostri sensi e dei quali si fa uso in società... onde a sua verità generale e assoluta non è provata. Perché dunque l'enciclopedista non ha considerato il cristianesimo nel suo rapporto con le verità sublimi rivelate...?




domenica 26 febbraio 2023

L'Enciclopedia. Chimica, collegio

 L'Enciclopedia

Chimica, collegio


Chimica


Collegio

Chimica

Questa voce ha attratto l'attenzione degli storici della scienza per l'esattezza e pregnanza del quadro che vi è tracciato. La condanna delle teorie "sistematiche" che si combattevano sterilmente tra loro, la denuncia della crisi metodica radicale che attraversavano in quegli anni i cultori di questa scienza, delineano la situazione della chimica pre-lavoiseriana. La crisi si sarebbe risolta attorno al 1770, proprio in Francia, grazie al genio di Lavoisier.
Gabriel François Venel (1723-1775), médicin ordinaire del duca d'Orléans e professore di chimica della facoltà di Montpellier. L'episodio ha carattere generale: è visibile anche qui lo sforzo che fa l'autore per scinderne la chimica dalla fisica newtoniana, e per tenere distinte la nozione di <<affinità>> da quella generale di <<attrazione>>. Venel tenta di utilizzare la teoria animistica del <<flogisto>> formulata da Stahl. Nel seguito dell'articolo Venel traccia i discrimine tra fisica e chimica, e conclude con uno scorcio di storia della chimica. 

Collegio

Ne è autore d'Alembert, il quale era stato scolaro dei giansenisti, presso il collegio parigino <<Des uatre Nations>>. L'articolo è diretto contro i maggiori nemici dell'Enciclopedia, i gesuiti: tra le righe è possibile cogliere l'eco di un'esperienza personale. Un Memoire de d'Alembert, par lui-meme parla di un precettore <<giansenista fanatico>>, che avrebbe dovuto fare del giovane una <<chiave di volta della setta>>, e perciò contrastava <<la sua viva propensione per la poesia latina... pretendendo cha la poesia dissecca il cuore>>; e aggiunge che un altro insegnante, <<professore di filosofia, altro giansenista assai stimato nella setta, e in più cartesiano a oltranza, non gl'insegnò altro, in due anni, che la promozione fisica, le idee innate e i vortici>>. L'articolo Collegio ebbe l'onore di un pamphlet polemico di fattura gesuitica; e suscitò la scomposta reazione dei gesuiti del Collegio della Trinità di Lione. 
Nel criticare, classe per classe, l'ordinamento degli studi, d'Alembert segue fedelmente la Ratio studiorum della Compagnia di Gesù.  




giovedì 29 dicembre 2022

L'anima. Che cos'è l'anima. Il vento che è all'origine dell'anima

 L'anima

Che cos'è l'anima

Il <<vento>> che è all'origine dell'anima


Il vento che è all'origine dell'anima


Anima: la complessità del concetto risulta evidente solo entrando ne merito della questione e prendendo atto del suo ampio corredo d significati. Anima è una parola con implicazioni estese in ogni ambito cella cultura e si lega a contesti fra loro anche molto lontani. 

In corrispondenza delle religioni o della filosofia, coinvolge ambiti della cultura che di fatto hanno origine nelle pi+ arcaiche manifestazioni simboliche dell'uomo: vale a dire le prime sepolture del paleolitico. 

In un'enciclopedia delle religioni o della filosofia, coinvolge ambiti della cultura che di fatto hanno origine nelle più arcaiche manifestazioni simboliche dell'uomo: vale a dire le prime sepolture del Paleolitico. 

Da allora, fino ad oggi, con tutte le problematiche teologiche, le definizioni, i tentativi di dimostrarne o negarne l'esistenza, l'anima ha visto via via crescere a dismisura il patrimonio culturale che ha accompagnato la sua evoluzione, divenendo sempre più una presenza determinante

Il <<vento>> che è all'origine dell'anima

Anima è un termine di origine latina (anima) che ha l'identica radice della parola greca ànemas (vento) e lo stesso senso di spiritus (in greco pnéuma), indicante aria, soffio, respiro. In greco si trova anche psyche; questa parola esprime oggi le sue valenze più emblematiche confermandosi nel termine psicologia. In questo si trova anche psyche; questa parola esprime oggi le sue valenze più emblematiche confermandosi nel termine psicologia. Nell'Induismo, ad esempio, si fa riferimento all'Atman, cioè espirazione. 

L'Anima è posta in relazione all'immortalità, ma ciò non esclude la sua partecipazione all'interno del meccanismo vitale; convenzionalmente è il principio dell'attività cosciente dell'uomo e, su un piano più ampio, principio della vita. Tale peculiarità si accentua soprattutto in quelle culture nelle quali i principi religiosi sono ordinati seguendo modelli meno evoluti di quelli caratterizzanti i grandi monoteismi. Nelle religioni <<primitive>> l'anima viene indicata con origani del corpo che svolgono una funzione vitale determinante; può anche essere identificata con il respiro. 

Sempre in queste culture, l'anima può essere <<esterna>>: in questi casi la sua sede può venire insidiata in una animale o un oggetto. Il principio dell'anima esterna e presente in un animale, nelle sue implicazioni nel folclore occidentale, e che ha trovato una indicativa concretizzazione nell'universo della fiaba. 

L'anima distinta dal corpo, a cui sopravvive, e che sorregge ipotesi come la metempsicosi: meccanismo fondamentale per quelle religioni nelle quali il ciclo delle vite si esprime seguendo l'itinerario evolutivo dell'anima. Il concetto di anima si finalizza con Socrate (469-39 a.C.), artefice al posizionamento di questa presenza tra i temi fondamentali della filosofia. L'idea di psiche socratica fu poi codificata da Platone (428-346 a.C.).

Socrate insisteva sulla sua cura dell'anima (psicoterapia), ma non si pronunciava sulla sua immortalità: caratteristica che emergerà in seguito con Platone. 

Il principio cristiano indica nell'uomo il risultato dell'unione materiale e spirituale: il corpo e l'anima. 

La psiche è più simile a un soffio vitale che alla morte dell'uomo, fuoriesce mantenendo la propria autonomia, ad esempio nel mondo delle ombre. 

Nella teologia ebraica, l'anima è néfesh: termine che indica indifferentemente la vita spirituale, ma anche quella vegetativa; questa parola presenta inoltre un legame con il ruach (soffio, respiro), comunque dotato di forza vitale (il soffio della creazione della tradizione veterotestamentaria). 

Platone: per il filosofo l'uomo è un principio naturale che si differenzia dalla fisicità del corpo. Il filosofo greco distingueva, nell'uomo, tra un'anima razionale, sede dei processi conoscitivi, e una irrazionale, sede dei desideri e delle passioni che l'essere più evoluto ha in comune con gli animali. 

Aristotele (384-322 a.C.) poneva un'anima in ogni organismo vivente: differenziando un'anima <<vegetativa>>, principio della crescita (presente anche nei vegetali), un'anima <<sensitiva>> principio del movimento e dei sensi (presente anche negli animali) un'anima <<razionale>>, tipica dell'uomo e principio dell'attività intellettuale.  

Sant'Agostino (354-430) indicava l'anima come <<sostanza dotata di ragione con il ruolo di reggere il corpo>>, questa sostanza, staccata dal fisico, è immortale e, alla morte dell'uomo, continua la propria esistenza fino alla resurrezione finale, quando si unirà alla materia. 

San Tommaso (1221-1274) effettuò invece un'operazione tendente ad armonizzare la teoria platonica con quella aristotelica, giungendo a stabilire che l'anima è una forma sussistente e che trascende il corpo. 

La tesi che sostiene la spiritualità e l'immortalità dell'anima (Platone) e quella che negava totalmente queste peculiarità (Aristotele). 

Il procedere della riflessione filosofica determinerà la riaffermazione della visione dualistica: con René Descartes (1596-1650) questa dicotomia sarà parte rilevante dell'opposizione tra res extensa (corpo) e res cogitans (anima). Il primo ha un'esistenza detrminata da principi esclusivamente materiali, la seconda invece è coscienza pura e quindi potrebbe esistere anche in assenza di corpo. 

La critica orientata verso il materialismo tenderà a ridimensionare il dualismo, correlando la parte connessa alla coscienza e meccanismi di ordine fisiologico, in cui a dominare è comunque sempre il corpo. 

L'anima è un principio spirituale posto nel corpo dell'uomo da Dio al fine di assegnare un senso all'esistenza terrena. Si tratta di una presenza immortale nell'uomo, e, in alcune religioni, materiale negli altri esseri viventi. 

Quest'ultima non è completamente indipendente dal corpo, perché la personalità umana è considerata il risultato dell'unione tra anima e corpo. 


L'anima. Che cos'è l'anima. Il senso delle parole e delle azioni

 L'anima

Che cos'è l'anima

Il senso delle parole e delle azioni 


Anima

Il termine anima è contrassegnato da una notevole ambiguità di fondo: infatti il suo significato è unico, vi sono parole (spirito, coscienza, psiche) che spesso sono utilizzate impropriamente come sinonimi. La distinzione dei significati è possibile quando, viene effettuata una contestualizzazione con elementi di riferimento che possono definire il ruolo. Facciamo qualche esempio:
- Anima come parte separata e contrapposta al fisico.
- Anima come principio di vita (si pensi al modo di dire: <<rendere l'anima a Dio>>). 
- Anima come sede dei sentimenti (<<amare con tutta l'anima>>; quando ci si applica con passione: <<metterci l'anima>>; indicativamente la persona amata è chiamata <<anima mia>>). 
- Anima come parte più profonda dell'essere, invisibile, ma immaginabile attraverso il linguaggio del corpo: <<gli occhi sono lo specchio dell'anima>>.
- Anima come principio della coscienza morale e religiosa: <<avere sull'anima>> (o coscienza) il peso di un'azione ritenuta immorale; si pensi al concetto di <<anima persa>>.
- Anima come parte incorruttibile: <<raccomandare l'anima a Dio>>.

Il termine anima è parte integrante del linguaggio quotidiano: pensiamo, ad esempio, all'espressione <<buon anima>> per indicare le persone defunte; né è anche ricorrente l'uso quando è necessario indicare una qualità spirituale: <<anima nobile>>, <<animo sensibile>>, <<anima appassionata>>, ecc. L'anima indica la singolarità dell'individuo: è emblematico che per indicare gli abitanti di una località, si parla di <<anime>>. Il termine viene anche trasferito sul piano esterno all'uomo quando si indica la sostanza più intima di una materia  (legno, frutta, ecc.); vi è l'anima del bottone (il supporto ricoperto di stoffa) e della cravatta (la striscia di stoffa posta nel suo interno per consolidarne la struttura). 
Negli strumenti musicali a corda, l'anima è quel pezzetto di legno cilindrico posto all'interno della cassa, tra il fondo e il coperchio nel punto in cui fa forza il ponticello. Nell'organo è il diaframma posto tra piede e il corpo della canna. In ogni tempo ci si serve del concetto di anima, dalla metallurgia all'artiglieria; in genere, con questo nome si indica la parte più interna del materiale e del prodotto. 
Sono però questi contesti legati alla spiritualità, delle religioni o della mitologia, ad essere profondamente coinvolti nelle problematiche ontologiche connesse all'anima. I termini designanti l'anima sembrerebbero legati all'idea di respirazione, all'alito, al vento; l'anima praticamente in tutte le culture che fanno uso di questo concetto, e l'elemento animatore, portatore di vita. Viene localizzato in ordini e funzioni del corpo a cui sono attribuiti valori essenziali per l' <<io vivente>>. 
E' indicativo, che il trasferimento della <<sede>> dell'anima dal cuore al cervello rifletta quei principi evolutivi che hanno accompagnato il passaggio dalla dimensione animistica a quella monoteista. Su un altro piano, la variante è avvertita nel transito prodotto dalla sfera dei sentimenti a quella delle emozioni, con lo spostamento dell'asse interpretativo del comportamento (etico-religioso) a quello della percezione dell'essere nella storia (psico-sociologico).
Nella sua forma più elementare, l'anima è la sostanza strutturale, dotata di volontà che, insieme al corpo, costituisce l'uomo del quale rappresenta la parte immortale. 
Ma l'anima è anche la <<parte alta>> dell'uomo e identifica la vittoria della spiritualità sulle necessità naturali, quindi:
<<... se gli uomini hanno coniato il termine anima è per rendere ragione di questa esperienza primordiale: noi siamo più del mondo, noi siamo liberi>>. 




sabato 24 dicembre 2022

L'anima. Che cos'è l'anima. I limiti di una definizione

 L'anima

Che cos'è l'anima

I limiti di una definizione 



Anima


Embrione


Pitagora


Plotino


Sant'Agostino. Agostino d'Ippona

Da parte degli storici delle religioni, è stata spesso posta in rilievo la limitazione e anche l'inadeguatezza del termine anima; A.M. Di Nola aveva infatti precisato che:

<<Il termine anima appartiene ad una particolare dimensione culturale e ideologica, che ha una sua specifica storia nella filosofia e nelle visioni religiose occidentali e cristiane, e che ha elaborato un suo proprio quadro dell'uomo, del suo vivere e del suo essere nel mondo. La modalità di tale quadro, in cui è implicita la presenza di una determinata attività, variamente qualificata come anima, spirito, mente, ragione, ecc. entra in una radicale crisi, ogni volta che intendiamo servirci di essa come pattern ideologico per interpretare altre realtà culturali>>. 

Il background occidentale-cristiano che contrassegna il concetto di anima, può risultare fuorviante quando ci si pone al cospetto di culture strutturate su modelli religiosi diversi dai nostri. 
<<Uso il termine anima in mancanza di un altro che meglio si adatti alle rappresentazioni della mentalità primitiva>>.

La nostra nozione di anima è comunque piuttosto fluida e incerta e tende spesso a confondersi con quella di spirito. Possiamo, considerare l'anima, nelle sue più arcaiche esperienze religiose, come la concretizzazione di istanze umane, motivate da cause vitali. Solo in seguito, la teologia e la filosofia ne hanno definito il significato con valori più profondi, giungendo alla costruzione di modelli astratti dai quali erano respinti gli elementi esperenziali perché considerati residui di concezioni naturalistiche. 
Tra i quesiti che più di altri caratterizzano il nostro rapporto con l'anima vi è quello della sua origine. 
Sulla <<nascita>> dell'anima sono state elaborate molteplici teorie; anche in contraddizione, che hanno dato origine a un corpus di ipotesi spesso difficili da definire nel dettaglio e che è praticamente impossibile cercare di far convivere. 
Volendo semplificare, possiamo indicare due fonti: 
1. L'anima proviene dalla divinità.
2. L'anima è originata dal basso, cioè dalla terra. 

Seguendo le diverse interpretazioni filosofiche, le due ipotesi non si escludono a vicenda, ma possono convivere. 

Sant'Agostino chiariva: 
<<Non ho trovato nelle Scritture canoniche nessuna affermazione inequivocabile sull'origine dell'anima>>. 

I teologi hanno individuato molte <<origini>> dell'anima, dando vita ad un dibattito ancora oggi vivissimo. Qualcuno ha suggerito la possibilità che le anime siano state create tutte insieme all'origine dei tempi: avrebbero l'età di Adamo ed Eva, via via ognuna si è congiunta e si congiungerà con un corpo nel tempo seguendo un disegno conosciuto da Dio. 
Questo tipo di origine, sostenuta da G.W. Leibniz (1646-1716), assegna all'anima una dimensione al di fuori del tempo e una precisa collocazione nell'eternità. 
Altri come Plotino (205-270) e i platonici hanno ipotizzato che le anime non siano <<create>> da Dio, perché sarebbero una sua emanazione, di conseguenza parte integrante della sua stessa sostanza. 
Vi è inoltre chi ipotizza la creazione dell'anima da parte di Dio nell'istante del concepimento del corpo (posizione assunta della Chiesa cattolica), o immediatamente dopo (posizione dell'Ebraismo e dell'Islam): in genere quaranta giorni, come già sosteneva Pitagora (575-490 a.C.): <<L'embrione prende forma in quaranta giorni>>.
In estrema sintesi, la creazione dell'anima da parte di Dio potrebbe presupporre tre modalità: 
1. Prima del corpo.
2. Insieme al corpo. 
3. Dopo il corpo. 

La suddivisione precedente non condiziona le tesi sull'origine vale a dire sulla sostanza dell'anima e la sua provenienza, perché è sempre Dio l'artefice della sua <<gestione>>. 
Si può parlare, molto semplicisticamente, di <<creazionismo>> cioè il contributo <<dal basso>> nella formazione dell'anima: specificamente, si intende assegnare un ruolo fondamentale ai genitori; in questo senso la sostanza spirituale dell'anima deriverebbe dal corpo e dall'anima dei genitori nel momento del concepimento. 

<<Dio non infonde direttamente l'anima, chi pensa così, che Dio infonda direttamente l'anima spirituale e immortale al primo istante del concepimento umano, pensa l'anima come una sostanza separata, e si fa sostenitore di una teoria concepibile solo al prezzo di ipotizzare un continuo via vai di anime che ogni secondo scendono dal cielo, attente peraltro a non scontrarsi con quelle che, nello stesso secondo, al cielo fanno ritorno>>. 

Siamo al cospetto si un'interpretazione moderna che assegna all'anima valenze assimilabili al concetto di energia, ma per le sue specificità implicite rende difficile relazionarla all'idea di anima come si è via via sbozzata nella nostra mente. 












venerdì 16 settembre 2022

Dizionario dell'esoterismo. Alchimia

 Dizionario dell'esoterismo

Alchimia


Solve et coagula

Scopo dell'alchimia è l'ottenere la Pietra Filosofale, che permette di trasmutare i metalli in oro. Scienza esoterica, essa associa in uno stesso processo una cosmologia e una spiritualità attive: la trasformazione della coscienza dell'adepto nei suoi rapporti mediante la quale l'alchimia cerca di realizzare nel regno della natura (minerale, animale, vegetale), ma perfezionandolo, il processo di putrefazione e di rigenerazione che accompagna la vita stessa. La Grande Opera (Magnum Opus) alchemica è quindi la duplice realizzazione della purificazione e della trasmutazione della materia psichica e naturale. La Grande Opera (Magnum Opus) alchemica è quindi la duplice realizzazione della purificazione e della trasmutazione della materia psichica e naturale, La Grande Opera fisica e la Grande Opera mistica sono analoghe, ma nient'affatto identiche. Aver realizzato la seconda vuol dire poter realizzare sovranamente la prima; avre realizzato la prima vuol dire sapere quale cammino può condurre alla realizzazione della seconda, ma non significa necessariamente aver percorso quel cammino. E' una differenza che ha un'importanza capitale. E' la differenza che consiste nel dare, nella pratica alchemica, la priorità alla rigenerazione spirituale (ergon) chiave della trasmutazione dei metalli (parergon). 
Questa differenza è ciò che permette di distinguere l'alchimia da tutte le pratiche metallurgiche, spagiriche, archimiche, anch'esse note fin dalla più remota antichità, ma operanti su minerali o piante senza tener conto di tutta la dimensione esoterica e sacra proprio dell'alchimia. 
L'alchimia è, un'arte divina, il che vieta per principio di farne la preistoria della chimica. Fulcanelli, maestro esoterico del XIX secolo, dimostra che <<...la vera antenata della nostra chimica è l'antica spagirica, e non la scienza ermetica stessa>>. Il sacro vi ha un ruolo preponderante, che può essere rivelato o trasmesso solo in un linguaggio in codice: l'alchimia parla 'la lingua degli uccelli', e la 'gaia scienza', non un insieme di ricette empiricamente definite. 
L'alchimia solleva il problema della sua terminologia. Lo studioso Serge Hutin dice che <<l'alchimista non deve scoprire qualcosa di nuovo, ma ritrovare un segreto>>. Questo segreto è velato da una terminologia che dissimila i suoi oggetti dietro concetti provenienti da vari registi simbolici (astrologia, cabala, eccetera) di cui deve essere di volta in volta determinata la corrispondenza. Lo stesso linguaggio alchemico ricorre, oltre a tutto a una miriade di procedimenti retorici volti a scoraggiare la comprensione letterale del senso dei testi: rebus, acrostici, assonanze, <<L'alchimia è dunque a questo titolo una cabala ermetica fornita di quella che gli antichi chiamarono la lengua general (universale), perché cela un duplice significato corrispondente a una duplice scienza, l'un manifesta, l'altra profonda>>. 
Tutti i testi precisano che si tratta del 'Mercurio filosofale', della sostanza stessa della vita, di un agente universale. 
E' dunque un principio ancor prima di essere un metallo. MA a seconda della fase dell'Opera filosofale, cioè a seconda del colore, delle virtù, delle proprietà della soluzione ottenuta, il mercurio è anche chiamato: Magnesia, Ottone, Acqua Mercuriale, Medicina, Acqua Pesante, Latte della Vergine, Alkaest... <<Lavora dunque con quell'Acqua e avrai quello che desideri da lei. Essa è infatti lo spirito e l'anima del Sole e della Luna, l'olio e l'acqua dissolvente, la fontana, il bagno-maria, il fuoco umido, il fuoco segreto, nascosto e invisibile.>>
Lo stesso dicasi per lo Zolfo, principio attivo e forma preliminare del Mercurio. Lo Zolfo rappresenta anche la fase ulteriore dell'Opera. <<E se cuocete ancor di più, diventa rosso e l'acqua di mare diventa rossa del colore del sangue>>, o ancora l'Azoto colora l'Ottone e lo rende bianco, ma l'Ottone riprende il dominio sull'Azoto cambiandolo in vino, cioè rendendolo rosso come il vino. 
Quanto al Sale, che compare tardi nella letteratura alchemica, esso rappresenta il corpo in seno a una struttura ternaria. 
Così il problema primordiale posto dalla lettura di un testo alchemico finisce per essere il problema di capire quale sia il metallo di cui si tratta, per esempio il Mercurio. Lo si deve intendere metaforicamente, attraverso el corrispondenze che esso ha, con l'antropologia esoterica? Oppure lo si deve comprendere come un'indicazione astrologica, o anche come un principio cosmologico, o infine come una fase dell'Opera? Scienza esoterica, scienza simbolica, che, secondo René Alleau, è più vicina alla storia delle religioni che alla chimica, l'alchimia pone come pietra angolare la questione della 'materia'  da cui conviene iniziare l'Opera. Il successo dell'impresa sta potenzialmente nella scoperta di questo primo segreto della natura, di questa Materia denominata di volta in volta 'corvo', 'terra', 'zolfo nero', 'zolfo di natura', 'prigione dell'oro', 'letame', 'tomba del re'. Le indicazioni dei colori, i riferimenti ai pianeti che costellano lo svolgimento della realizzazione dell'Opera, le sue divere trasformazioni hanno un senso simbolico operativo solo se la sostanza è stata scelta correttamente. 
La difficoltà deriva dal fatto che la Materia dell'Opera ha tanto il valore di un principio cosmologico quanto quello di un materiale specifico. Bernardo Trevisano dichiara: <<Per avere intendimento di questa Materia, si deve innanzi tutto sapere che Di ha fatto all'inizio una materia confusa e priva di ordine, la quale era piena, per volontà di Dio, di più materie>>. Nel Mistero delle Cattedrali si legge: <<E' solo nel regno animale, in cui risiede la semenza metallica, che dobbiamo cercare il soggetto proprio della nostra arte>>. Così, in linea di principio, ci si potrebbe servire di qualsiasi sostanza, tutto essendo nella Natura formato dalla stessa Materia unica. Nella pratica la Materia usata deve essere raccolta in una certa epoca dell'anno: quando il Sole è in Ariete e la Luna in Toro, o quando il Sole èmin Scorpione e la Luna in Capricorno, il che la conferisce, individualizzandola, la possibilità di ricevere lo spirito universale, e di rivestirsi dello Zolfo, e dei sali volatili e del Mercurio fisso dell'aria e del fuoco. 
Il delicato problema del 'letame di filosofi', di cui Eugène Canseliet dà, la chiave teorica, seguendo, in ciò il suo maestro Fulcanelli, con il distinguere la prima materia dell'Opera della Materia Prima: <<Così l'oro filosofico tutto pieno di impurità circondato da spesse tenebre coperto di tristezza e di lutto, deve essere considerato, cionondimeno come la vera e unica prima materia dell'Opera, così come ne è la vera e unica Materia Prima: il Mercurio di cui questo oro invisibile miserabile e misconosciuto ha avuto origine>>.
Si può schematicamente strutturare il loro svolgimento in tre grandi tappe, secondo la successione di tre colori dell'Opera: nero, bianco e rosso, o ancora in sei tappe, secondo la successione di sette pianeti, di cui il primo, Mercurio, è la chiave di tutto l'insieme: Mercurio, Saturno, Giove, Luna, Venere, Marte, Sole. Mercurio rappresenta l'agente universale, l'acqua che dissolve, l'alimento del frutto spirituale del corpo. Manifestazione la più prossima alla Materia Prima, esso collega l'organismo anima-corpo all'oceano cosmico della vita. 
Il drago, deve morire. La prima operazione, quella della morte di uno stato chimico per soluzione e liquefazione. Il primo compito consiste dunque nel trovare la materia e il suo solvente, il vetriolo dei saggi, acrostico del programma alchemico stesso: Visita Interiora Terrae, Rectificandoque Invenies Occultum Lapidium. 
Dopo la triturazione, la liquefazione della materia, l'Opera Nera (Nigredo), viene l'Albedo o Opera Bianca. 
Essa comincia con un processo di sublimazione, sotto il segno di Giove, l'anima del corpo, la terra in cui essa si trovava, si è tra sformata nella fiala in acqua e aria. L'Uovo filosofico, il globo di cristallo ermeticamente chiuso, viene rinchiuso nell'athamor, il fornello che l'alchimista usa per una combustione lenta e controllata. Quest'uovo è al tempo stesso il simbolo dell'Uovo del Mondo, in cui tutto si prepara pazientemente, in modo immanente e segreto. Continuando a riscaldare durante la fase lunare si porta a compimento la colorazione bianca. Bernardo Trevisano si confida: <<Te lo dico prendendo Dio a testimonio, questo Mercurio, una volta sublimato appare rivestito di un biancore puro come al neve delle alte montagne, dotato di un splendore cristallino. Quando apro il recipiente, se ne libera un profumo unico al mondo...>>. E' la realizzazione del 'magistero minore', dell'elisir di lunga vita dalle proprietà medicinali note per il loro potere di rigenerazione cellulare. Viene chiamata anche l'oro potabile', la 'panacea'. E' l'opera di resurrezione che ha dato origine a molteplici allegorie, virginali, incestuose perfino denominate 'acque mercuriali', tutte significano che sono state ottenute con un moto ascensionale (liquefazione, sublimazione, purificazione). Il grande magistero, l'altro moto discendente (Venere-Marte-Sole) avrà ora inizio, e con esso l'incarnazione dello spirito. 
A proposito della fase venusiana di questo secondo movimento Bernardo Trevisano dice: <<All'inizio la donna monta sull'uomo, alla fine l'uomo monta sulla donna>>. La forza volatile del Mercurio femminile domina dapprima La forza volatile del Mercurio femminile domina dapprima il corpo solido rappresentato dallo Zolfo: in seguito la forza fissativa dello Zolfo ha il sopravvento sulla volatilità del Mercurio. Allora si produce una cristallizzazione. 
Ma è il Rame filosofico, il metallo di Venere, quello in cui il Sole è ancora al sommo della croce l'Oro vi è ancora instabile, non ha ancora penetrato gli strati profondi del corpo. Nella fase marziale lo spirito efftttua tale discesa ma quest'ultima congiunzione, penultima tappa della trasmutazione completa è ancora senza splendore. 
La fase solare vede la comparsa del colore rosso; la rubrificazione interviene dopo che la pietra, cuocendo, è passata attraverso tutti i colori dell'arcobaleno. In Le livre des figures hieroglyphiques, Nicolas Flammel (1330-1418)lo descrive: <<Il colore rosso-luce di questo leone volante simile al puro scarlatto dei chicchi della melagrana matura dimostra che la rubrificazione è ora compiuta senza alcuna struttura o difformità che essa è come quel leone, che divora ogni pura Natura metallica e la muta nella ua vera Sostanza, nel verace e puro Oro, più fine di quello delle migliori Miniere.
La protezione di una piccola quantità di polvere di questa pietra in una soluzione metallica basta allora a trasmutare il corpo vile in Oro. Conviene effettuare l'operazione tre volte, nonché rielaborare al fine di ottenere per il nuovo metallo una densità uguale a quella dell'oro. 
Il riassunto delle principali tappe non può essere che simbolico, come simbolico è la maggior parte delle indicazioni date dagli alchimisti. Per decifrare il loro linguaggio è necessario anche sapere a quale delle due vie umida e secca, rimandino i segreti sempre svelati solo a metà, e i consigli che essi acconsentano a dare. Precisiamo ancora che la Prima via è detta umida perché. nello stato liquido, richiede sulla lampada moderata, l'uso di utensili di vetro, mentre la Seconda Via è qualificata come secca, perché, nello stato liquido, richiede, sulla lampada moderata, l'uso di utensili di vetro, mentre l Seconda Via è qualificata come secca. perché sotto la forma fusibile, necessita l'uso di vasi opachi o refrattari nel fornello più ardente. L'alchimia è fra le scienze esoteriche quelle che ha maggiormente conservato.  




sabato 13 agosto 2022

La Wicca, Il manuale della strega buona

 La Wicca

Il manuale della strega buona


Coven wiccan


Altare wiccan

Introduzione

In questo periodo la stregoneria <<è di moda>>, e spesso si vedono cose aberranti fatte passare per culti pagani. 
Questo libro si rivolge soprattutto alle donne, ma anche a quegli uomini che non disdegnano il loro lato femminile e sono aperti ad accogliere i misteri della Dea. 
La stregoneria è un cammino lungo e difficile, solitario e meditativo, che richiede impegno, rispetto e amore, ma è ricco di soddisfazioni e gioia. 
La stregoneria è sì un viaggio iniziatico, ma per ogni persona questo viaggio ha connotati diversi, pause, mete, soste, percorsi alternativi. Ogni persona ha il suo destino, la sua vita, e io posso solamente fornire indicazioni per il cammino, ma il cammino stesso spetta a te. Essere una strega significa essere a contatto con la Natura, vivere in lei e di lei, rispettare i suoi ritmi e le sue leggi. Questa è la vera stregoneria, non quella che si vede nei film o si legge nei libri. Essere una strega significa lavorare per il bene del nostro pianeta e di tutta l'umanità. 

Chi sono le streghe?

Nell'immaginario collettivo quando si parla di streghe, tutti pensano a megere brutte e vecchie con il naso gobbo, come la strega di Biancaneve, pericolose donne perdute che mangiavano i bambini, che rubavano i piccoli nelle culle per poi cuocerli nel calderone e farci un unguento con il quale volare al Sabba, fatali donne sessualmente attraenti come la Circe di Ulisse o altre maghe dell'antichità, misteriose creature della notte che si trasformavano in gatte e altri animali, che adoravano il demonio sotto forma di caprone, pericolosi esseri che vivevano ai limiti fra il visibile e l'invisibile e lanciavano maledizioni sul bestiame, facevano tempestare e causavano aborti e sterilità, sataniste dai morbosi gusti sessuali che si univano carnalmente con i diavoli contro natura, fanciulle perdute che facevano le prostitute per condurre sulla via del peccato uomini retti, o vampire che succhiavano il sangue dei bambini e degli innocenti. 
Le streghe sono sempre esistite nelle paure dell'uomo perché rappresentano il lato oscuro dell'anima, quello che Jung chiama Ombra. 
Qualcuno ha voluto vedere il lato positivo delle cosiddette <<schiave di Diana>> e le ha considerate sciamane, curatrici, sacerdotesse dell'antichissimo culto della Grande Madre Terra, donna-medicina, erboriste, illuminate, sagge. Ed è proprio questo che siamo, ma molto altro ancora. 
Il termine italiano, strega deriva dal latino strix, che sta a indicare un uccello notturno, che con il tempo finì per indentificare la strega. 
E' il potere di creare e distruggere che appartiene alla Grande Dea, e che ha sempre terrorizzato gli uomini. Già le religioni latina e greca inventarono leggende e miti per creare figure spaventose agli occhi del popolo, come per esempio Circe, Medea, Medusa. 
La parola inglese witch, che significa strega nell'accezione moderna, deriva invece da wicca, poi mutato in wicca, che significa saggia. Nella mitologia anglosassone o comunque nordica le streghe riescono a mantenere un ruolo se non proprio positivo, almeno non totalmente negativo. 
Nelle mitologie nordiche la presenza di una fata/strega è obbligatoria nei castelli dei re, nei villaggi, fra i capi: i druidi, il corrispondente maschile delle sacerdotesse della Dea Madre Terra, sono descritti come sapienti e sacerdoti, capaci di curare le malattie del corpo, lenire i dolori dell'anima, consigliare e sanare qualsiasi malanno. Quindi le streghe nordiche non sono prevalentemente incantatrici ma sciamane e medichesse, temute e rispettate per i loro incomprensibili poteri. 
Le streghe, avversate dalla Chiesa e dal potere politico laico, continuarono nella clandestinità la loro opera di aiuto alle persone e al mondo: soprattutto per quanto riguarda l'aspetto medico e psicologico, offrirono, nei periodi bui, qualche lampo di libertà e di speranza a chi non ne aveva, soprattutto alle persone del popolo, oppresse dai potenti, che potevano rivolgersi a loro per farsi curare e aiutare. Depositarie delle arti magiche ed erboristiche, sagge dalle parole importanti e di potere, o incantatrici, le streghe hanno mantenuto viva la fede nella potenza, grandiosità e bontà della Natura, dato una speranza, un sogno, un aiuto materiale, ma soprattutto spirituale. 
Quello che la maggior parte delle persone ignora è che lo fanno ancora, poiché le streghe non sono mai scomparse, si sono nascoste, si sono camuffate, ma dovunque nel mondo vi era una donna che aiutava a partorire, che consigliava l'uso di un'erba medicamentosa o portava una parola di conforto a chi era disperato, lì viveva il respiro della Dea, lì continuava la vera antica Religione della Natura. 

Wicca, la moderna stregoneria

Ognuno è libero di vivere la propria vita, non esiste una verità assoluta e immutabile. Per qualcuno può essere la Wicca, per altri il Cristianesimo, il Buddhismo, l'Islam, o altre religioni rivelate, o ancora sette, gruppi come i Testimoni di Geova o gli Hare Krishna. Ognuno ha le proprie visioni del mondo, ognuno è libero di scegliere ciò che crede più adatto per se stesso, a patto che il suo credo non danneggi gli altri. 
Ovviamente, ci sono distinzioni fondamentali tra la religione delle streghe e le altre, la prima riguarda la divinità. 
In molte religioni monoteiste vi è un unico dio, maschio, che guida il mondo. La Wicca è diversa, è una religione politeista. Il divino viene visto in tutti gli esseri umani, le piante, gli animali, le pietre, nel cielo e nell'acqua, nel vento o nelle stelle. E in tutto ciò che possiamo vedere e toccare. Nessuno può definire con precisione cosa sia la Wicca, poiché essa ha una sola certezza: tutta la Natura è sacra, poiché è il corpo della Dea. 
Nella Wicca non esistono testi sacri e ognuno la vive in modo diverso a seconda delle proprie emozioni e del rapporto che riesce a instaurare con la Dea; è evidente che il rapporto con la Natura che può avere una persona che vive in una metropoli sarà necessariamente diverso da chi ha la fortuna di passeggiare nei boschi incontaminati o pregare in riva all'oceano. 
Il primo principio della Religione delle Figlie della Dea è quello dell'amore per la Natura e per la vita ed è espresso nel comandamento: 
<<Se non danneggi nessuno, fai ciò che vuoi>>. 
E' un sentimento che si crea tra un individuo che decide di intraprendere la strada della Wicca e altri esseri naturali, visibili e invisibili. Danneggiare gli altri può derivare non solo da azioni, ma anche da pensieri e parole, e quando si dice di non danneggiare nessuno, intendiamo prima di tutto noi stessi. 
La persona che aderisce alla Wicca deve riconoscere le forze dell'universo e armonizzarsi con loro. La divinità suprema è la Natura, che chiamiamo comunemente la Dea. 
La persona che aderisce alla Wicca adora e si pone in relazione con il divino della Natura in base all'archetipo della Grande Madre, come era al tempo del matriarcato, prima religione dell'umanità. L'armonia, suprema conquista di chi segue la Wicca, deve riconoscere le forze della Natura. 
La persona che aderisce alla Wicca opera secondo la legge di causa ed effetto: ogni azione ha una reazione, e ogni effetto ha la sua causa. Tutte le cose accadono secondo questa legge, per cui se opereremo il bene ci tornerà il bene, mentre se danneggeremo qualcuno a nostra volta ne verremo danneggiati. 
I poteri della Natura esistono anche in ogni persona, sebbene solitamente gli uomini non ne siano più coscienti e questi poteri sono solamente latenti, in attesa di essere risvegliati. I poteri e le abilità possono essere risvegliati e usati a scopi benefici, se non praticate le tecniche corrette. La Wicca insegna che l'universo è la manifestazione fisica della Dea, non può esserci niente nell'universo che non faccia parte della natura della Grande Madre. Da Lei derivano i nostri poteri. Essendo l'universo il corpo della Dea, possiede gli stessi attributi della Dea, quindi i suoi poteri, ai quali noi possiamo attignere. 
Noi sappiamo che tutto nell'universo è in movimento continuo e ciclico, tutte le cose crescono e calano seguendo il moto della Luna e delle maree. Perciò la Wicca celebra, si armonizza e fa uso delle maree e delle lunazioni, del ciclo delle stagioni e del moto del sistema solare. Queste fasi si ritualizzano nelle Feste dell'Anno. Inoltre, la Sacerdotessa wicca lavora con le forze e le maree della Luna, per questo il suo corpo è lo strumento per attingere alle energie della Terra. 
Nella Natura non esiste la morte, vi è solamente la trasformazione. Il grande poeta cinese Lao Tzu sosteneva che quello che per un bruco è la fine del mondo, per gli altri è la nascita di una farfalla. 
Nella Natura le creature esistono, mutano, sorgono a nuova forma. Il seme muore per divenire germoglio, il fiore muore per divenire frutto, il frutto muore per divenire seme e ricominciare il ciclo della vita che non si esaurisce mai. 
In quest'ottica la Sacerdotessa wicca sa che non esiste la morte, solo il cambiamento da una condizione di esistenza a un'altra. 
La morte non è seguita da nessuna punizione né ricompensa, ma dalla vita che si rinnova nelle forme decise dalla Dea. 
 z legato alle fasi della Luna, e quindi al misterioso mondo interno delle donne, fatto di ovulazione, fertilità, decadenza, mestruazione. Il momento di maggiore potere è nel periodo dell'ovulazione e in generale in Luna crescente, ovvero nel cosiddetto periodo fertile.

Un percorso solitario

In alcuni paesi, soprattutto negli Stati Uniti, per diventare Wiccan, cioè colui o colei che professa la Wicca è necessario far parte di un coven, cioè di una congrega di iniziati, di un gruppo di studio, di un cerchio di streghe, bisogna essere istruiti e iniziati, dedicando tempi prefissati, energie e soprattutto denaro. All'iniziazione, si riceve una copia del <<Libro delle Ombre>> del coven, scritto da altri, contenente formule prefissate, e si fa attivamente parte di un gruppo, rispettando orari e obblighi di presenza alle riunioni. 
La strada della Figlia della Dea è solitaria, la Sacerdotessa deve essere libera di scegliere se unirsi ad altre persone che hanno le stesse idee e comunità di intenti o lavorare in modo autonomo e indipendente. 
La pratica in un coven per alcuni è stimolante, poiché permette il confronto con altre persone e lenisce il senso di solitudine che molte Figlie della Dea provano, a volte vi sono personalità forti che finiscono per influenzare con le loro idee gli altri, i quali non riescono a sviluppare appieno le loro potenzialità. 






domenica 29 maggio 2022

Streghe, demoni e inquisitori. Il delitto di stregoneria. L'Edit du Roi

 Streghe, demoni e inquisitori

Il delitto di stregoneria

L'Edit du Roi


Luigi XIV, 5 settembre 1638, 1 settembre 1715

Voltaire, nel 1764, nel suo Dictionnaire philosphique, ebbe a scrivere che <<... in Europa sono state mandate a morte più di centomila pretese streghe. Infine la filosofia da sola ha guarito gli uomini da questa abominevole chimera e ha insegnato ai giudici che non è il caso di abbruciare gli imbecilli>>. 
Un'affermazione che già conferma l'affievolimento di quella frenetica caccia alle streghe che da alcuni secoli ha percorso l'Europa. 
Con sentenza del 23 agosto 1783 André Brosse <<provato colpevole di avere partecipato a pretese magie e stregonerie utilizzando pratiche e cerimonie superstiziose, e di avere abusato della credulità e dell'ingenuità di numerosi abitanti della campagna>> venne condannato alla gogna. Due ore di esposizione al ludibrio della folla brulicante nella piazza del mercato di Bonnetable, in Francia, con al collo il solito cartello che lo designava <<preteso indovino e stregone>>. 
Cento anni prima André Brosse, sarebbe finito sul rogo vittima di un sistema e di una credenza che aveva fatto imperversare per tutta l'Europa cristiana una delle più grandi ecatombi che la storia ricordi.
L'editto di Luigi XIV non prendeva più in considerazione ciò che fino ad allora la superstizione aveva creato con le proprie incredibili impalcature e dare perciò all'uno e all'altro la misura reale, umana del misfatto e del colpevole. 
Il contenuto essenziale del sistema mentale che aveva legittimato la caccia alle streghe e agli stregoni, nascente dalla cedenza nella presenza del diavolo e del suo <<patto>>, trasgressione da condannare se e in quanto se ne trovava la reale esistenza configurantesi in cause ed effetti aventi riflessi e contenuti visibili. 
Il reo non era più da considerare una creatura del diavolo che attraverso il <<patto>> con Satana era venuto a conoscenza dei segreti della natura, in grado di produrre fenomeni straordinari. La strega e lo stregone per ottenere ciò da Satana, avevano dovuto preferire la sua amicizia a quella del Creatore: l'arte diabolica <<è quella che, con l'assistenza e mediante l'intervento dei demoni, in virtù di un patto espresso e tacito che il mago ha stretto con costoro, produce effetti straordinari ed esorbitanti dal corso e dall'ordine della natura, come pure dalla conoscenza degli uomini>>.
Streghe e stregoni non dovevano più subire nei processi la ricerca, del marchio satanico il cui rinvenimento valeva quanto una confessione, dato che esso costituiva la prova più esemplare del patto diabolico. 
La stregoneria veniva trattata in maniera diversa dagli altri delitti, con mezzi, che andavano dal <<giudizio di Dio>>, e finivano, sui roghi ardenti: ora essa, veniva punita per ciò che si accertava avesse commesso s'indegno la persona ritenuta colpevole, ma considerata come essere umano comune>>. 
Nell'editto che ufficialmente pone fine alla caccia alle streghe, non si fa mai uso del termine <<strega>>, <<stregone>>, salvo come indicazione di definizione generica e neppure del termine <<stregoneria>>, sostituito da quello più generale ma concettualmente determinante lo spirito dei nuovi tempi, di <<pretesa magia>>. 
Risultano due distinte categorie criminali: <<coloro che fanno uso di malefici e veleni>> e coloro che <<sotto la vana etichetta di indovini, maghi, stregoni ed altre consimili denominazioni, condannate dalle leggi divine ed umane, infettano e corrompono lo spirito del popolo coi loro discorsi e le loro pratiche>>. 
I rei rispondono di truffa, di impostura, di sacrilegio, di empietà, di profanazione, di veneficio; ma il tutto presuppone un debito nel quale non ha alcun gioco il trascendentale, il terrore di Satana, il credito nell'intervento diabolico, sul quale, si era fondato un tipo di giustizia ecclesiastica e civile che aveva inondato l'Europa di tanto sangue innocente. 
Mandrou :<<nel complesso è chiaro che l'editto, non riconoscendo che una "pretesa magia", comporta implicitamente la negazione del patto diabolico e delle pratiche caparbie legate al sabba, e ai malefici tradizionalmente denunciati dagli antichi demonologi. Questo silenzio totale equivale indiscutibilmente ad un rifiuto di considerare come validi tali capi d'imputazione: in ultima analisi le sole cose che contano sono gli atti sacrileghi e l'uso di veleni>>. Indovini, maghi e stregoni, se si limitano a sfruttare la dabbenaggine e l'ignoranza dei cittadini, rispondono di truffa e di impostura. 
La profanazione è reato ben più grave anche se Satana non è più alleato di chi ha commesso il sacrilego atto, la profanazione è il delitto che offende <<ciò che la religione ha di più sacro>>: essa va punita con la morte, così come il veneficio. 
Veniva cancellato l'ostacolo metafisico, e, ottenuta così l'eliminazione di Satana quale componente della caccia alle streghe, le norme dell'editto non erano altro che presa di coscienza individuale e collettiva nei confronti della paura che la confusione tra naturale e soprannaturale aveva reso, impossibile discriminare. 




domenica 15 maggio 2022

La fortuna dell'enciclopedia

 La fortuna dell'enciclopedia


Enciclopedia


Palazzo dell'Eliseo. Parigi. 


Parigi

Dopo le lotte degli anni 1751-1759, la condanna del Parlamento di Parigi colpì una fenice destinata a rinascere dalle sue ceneri nel corso degli anni seguenti: la ristampa lucchese, le due edizioni di Livorno, i supplementi e le rielaborazioni francesi, le numerose edizioni svizzere, gli adattamenti e le traduzioni russe, si susseguirono, in un diagramma tangibile della diffusione delle idee dell'Europa dei lumi. Rivoluzione francese: quando il riflusso controrivoluzionario e antigiacobino addossò a Rousseau e a Voltaire e ali enciclopedisti la "faute" del Terrore, anche l'opera simbolo stesso dei lumi fu coinvolta in una sommaria condanna. Alle soglie del nuovo secolo, il materialismo, l'irreligione, la critica sociale e politica, il pragmatismo scientifico e tecnologico dell'Enciclopedia apparvero dotati di una carica eccesiva: demoni da esorcizzare. 
Il disinteresse degli studiosi per l'Enciclopedia, dal secolo XIX fino ai primi decenni del XX, fu l'effetto di quella condanna, il riflesso dell'opera di esorcizzazione. I manuali e le opere di sintesi minimizzavano e travisavano, il ruolo svolto degli enciclopedisti nella cultura scientifica, politica ed economica dell'età loro. L'Enciclopedia figurava come metafora mal nota, da rendere attuale la metafora con cui si era espresso Federico il Grande a proposito del viaggio in Russia di Diderot, passato a nord del confine prussiano: <<Un grande fenomeno enciclopedico, descrivendo una ellissi ha sfiorato i limiti del nostro orizzonte; i raggi della sua luce non sono giunti fino a noi...>>
Nel 1951 il bicentenario della pubblicazione dell'Enciclopedia coincise, con una diffusa ripresa di interesse per la cultura e la filosofia dei lumi. Nel 2001 la scadenza celebrativa del 250° anno ha fornito un'occasione di bilancio e nuovi programmi di ricerca. La minuta industria filologica che si esercita ha affrontato una serie dei problemi testuali: i contributi autonomi, la ricerca delle "fonti" di singole voci, l'identificazione delle varie mani che hanno cooperato alla manipolazione enciclopedica, i raffronti con gli scritti extra-enciclopedici degli stessi autori, le biografie e il destino ulteriore dei collaboratori massimi e minimi, infine la decifrazione di un linguaggio spesso volutamente contraddittorio, elusivo o mistificato. 
Si colma una lacuna molto vistosa: porre sotto gli occhi di chi non partecipa direttamente ai lavori i testi che sono al centro delle discussioni tra specialisti. Il Discorso preliminare di d'Alembert, la voce Economia politica di Rousseau, gli articoli di Diderot e dei teorici della Fisiocrazia, si sono moltiplicate nelle varie raccolte di opere dei singoli autori. Numerose scelte antologiche presentano l'Enciclopedia quale realmente fu: <<una macchina da guerra, un dizionario tecnico e scientifico, un'opera di collaborazione e di contemplazione. Sono state fatte selezioni o ristampe integrali dei volumi di planches, volte a soddisfare diversi interessi: la documentazione tecnologica e scientifica, l'iconografia delle arti e dei mestieri, gli usi e costumi, il gusto estetizzante per la grafica libraria, e così via. Altre selezioni, hanno attratto l'attenzione sulle voci più significative di contenuto politico e sugli articoli-chiave dell'ideologia. 
E' possibile consultare on-line, l'edizione originale francese. Navigando in rete è possibile avere accesso a: repertori, notiziari divulgativi e didattici, annunci di seminari e convegni, informazioni biografiche riguardanti l'impresa i suoi promotori e collaboratori, lo stato delle ricerche, le singole voci, le planches, e così via. 








Decorazioni orientali

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