Il tesoro delle scienze occulte
Gli stregoni
Il mondo delle tenebre rivale del mondo della luce
Le diverse dottrine religiose dell'antichità avevano popolato gli spazi eterei di creature che non si temeva di definire in modo ben preciso, sebbene i comuni mortali non avessero il privilegio di vederli. A queste mitologie e teogonie gli uomini vollero associare tutti i problemi inquietanti che sfuggono e forse sfuggiranno sempre alle scienze esatte: il mistero del destino umano, i problemi della sorte e della fatalità, la conoscenza dell'avvenire; tutte cose che i più saggi ritenevano proprietà e appannaggio della prescienza di un essere infinito e supremo, mentre i più audaci volevano farne una vera e propria scienza, accessibile ai mortali nonostante la loro debolezza e la loro limitata intelligenza.
Il problema dell'origine del male, che ha tormentato la mente di Mani, di sant'Agostino, di Spinoza, di Pascal e di Leibniz, era stato arditamente definito nell'antica dottrina dei persiani, certo prima del mitico personaggio di Zarathustra. Essi, avevano fatto del bene e del male, fecero di tutto per ridurla; il Satana delle Scritture non è affatto eterno come Dio, e per quanto grande sia la sua potenza egli rimane pur sempre una semplice creatura, costretta a riconoscere, quando se ne presenti il caso, l'onnipotenza del suo creatore. Presso i cristiani, il diavolo è costretto a sottomettersi agli uomini, ricorrono ad alcune formule, salvo prendersi più tardi una clamorosa rivincita quando suona l'ora estrema della vita terrena.
Nelle teogonie degli egiziani, dei greci e soprattutto dei romani, non sempre si può facilmente intendere se gli <<spiriti>> ai quali si indirizzandogli uomini per ottenere successo e aiuto siano buoni o cattivi, e in Giamblico e Porfirio regna un'allegra confusione tra angeli e demoni, tra spiriti buoni e spiriti malvagi eudaimons e kakodaimons.
Sta di fatto, che uomini avidi di porre il piede sulla soglia del mondo invisibile e di aprire la porta infernale se ne incontrano in tutte le epoche della storia e non è privo si interesse lo studio dei procedimenti da loro adottati in queste pericolose esplorazioni.
Tale studio deve essere condotto soprattutto ricorrendo alle immagini. Il documento iconografico, è dotato di una potenza di informazione e di un valore rappresentativo tale da correggere questa deficienza, rischiarando immediatamente le profondità oscure della storia e ponendo ciascun elemento nella giusta prospettiva. Esso è dunque preferibile alla narrazione descrittiva, per quanto abilmente questa sia condotta. Ed è proprio per ciò che, tutte le volte che abbiamo potuto scoprire una rappresentazione qualsiasi delle opere occulte, non abbiamo esitato a riprodurla, invece di inoltrarci in dottrine e teorie, a cui in questo libro abbiamo concesso ben poco spazio.
Quasi in ognuna delle righe tramandateci dagli storici, dai filosofi e dai poeti troveremmo qualche manifestazione del mondo soprannaturale, dovremmo riprodurre tutta la statuaria greca ed egiziana, le argille con i caratteri cuneiformi, i papiri con i geroglifici, le stele e gli <<ostraca>>.
Dovunque, a Roma come ad Alessandria, si trovano tracce di tradizioni acculte. Innumerevoli sono quelle che rivendicano origini soprannaturali, dalla nobile e maestosa figura d'Apollonio di Tiana fino a quelle streghe, Canidia e Sagana, che Orazio presenta l'opera nei cimiteri.
La divinazione e l'evocazione dei morti, facevano parte integrante del culto presso tutti i popoli, a Roma, accanto alle Vestali stavano agli aruspici, anch'essi, come quelle, funzionari, e a tutti costoro si aggiungeva la folla dei maghi comuni, le cui pratiche sono troppo poco conosciute perché si possa tentare di descriverle con un minimo di esattezza.