La psicologia esoterica
Gli archetipi: mito e alchimia
Archetipo
Caduceo di Hermes
Drago alchemico
Ermete Trismegisto
Solve et coagula
Zolfo
Il termine archetipo deriva dal greco antico e ha il significato di immagine (tipos) originario (arché). E' un termine che è stato usato in ambiti diversi per esempio in filosofia, come <<forma primitiva di un pensiero>>, ma il suo significato più diffuso lo dobbiamo a Jung che lo chiamò e modificò nel corso di tutta la sua opera monumentale.
Per Jung l'archetipo è la struttura portante dell'inconscio collettivo che nel modello freudiano di psiche esiste solo un incontro paranormale, sede dei contenuti rimossi dalla coscienza, una sorta di immondezzaio psichico, l'inconscio collettivo è invece la sede di quelle che Jung chiama inizialmente <<immagini primordiali>>, successivamente <<dominati dall'inconscio collettivo>>, ed infine archetipo. Questo termine fu estrapolato non a caso dal Crpus Hermeticum. Il cui unico autore Ermete Trismegisto è appunto il padre <<dell'ermetismo>>, la dottrina occulta degli alchimisti. Il senso compiuto del termine gli vene però dagli scritti di Sant'Agostino che riferendosi alle <<idea principales>> (idee originarie) affermano che esse <<sono forme stabili e immutabili non create e perciò eterne e che si presentano sempre più nel medesimo modo. E mentre esse non periscano si dice che secondo esse non si forma tutto ciò che nasce e muore>>.
Tutta la psicologia junghiana è basata su una fortissima concezione dialogica, parimenti del resto alla concezione alchemica dove gli opposti, sole – luna, zolfo – argento, o nell'iconografia ermetica i due draghi e lo stesso caduceo oppure nell'ambito operativo con il solve - coagula ricorrono continuamente, Il principio dialogico sembra potersi applicare a tutto ciò che ha una vita psichica, come principio organizzatore: il riconoscimento della polarità tra conscio e inconscio rende possibile la nascita della stessa psicologia dinamica.
L'archetipo può essere riconosciuto dall'espressione simbolica presente nei miti, nelle favole e nei sogni, e solo in quanto rappresenta la piena realizzazione del principio dialogico. L'archetipo dell'anima si oppone alla persona, quello dell'Io all'Ombra, il Puer al Senes e così via. Tuttavia esso ne rappresenta anche la risoluzione o dissoluzione che si mostra nel <<Misterium Canimetionis>> l'archetipo del Sé.
Anche se una psicologia archetipica sembra riproporci un universo di immutabili, un tesoro di verità nascosto nell'inconscio, in realtà proprio l'impostazione dialogica alla base della psicologia degli archetipi, cioè d'ammissione da parte della coscienza di un universo psichico che la nega e le si contrappone? Questa relativizzazione può essere applicata all'intero mondo archetipico che finisce per rappresentare anche un mito personale per cui i contenuti elaborati da una psicologia di questo genere sono necessariamente relativi.
E' su questo punto che tutte le psicologie scientifiche sono cadute, la pretesa scientifica della psicologia junghiana è cro9llata nel momento stesso in cui l'universo archetipico è stato assolutizzato al cospetto della coscienza mentre le psicologie spirituali hanno proposto leggi assolute dimenticandosi del relativismo stesso della conoscenza scientifica che si fonda sul dubbio.
Da tutti gli altri modelli la psicologia esoterica non si propone di assolutizzare gli archetipi e la sua stessa visione: essi sono una delle trame possibili, uno dei modi di lettura della vita psichica, uno strumento da utilizzare consapevolmente.
Persino l'esistenza dell'inconscio è un teorema non dimostrabile scientificamente: noi vediamo il prodotto di qualcosa che abbiamo deciso di chiamare inconscio. Questi prodotti sono i simboli, le immagini, le azioni, i sogni, le leggende che rappresentano qualcosa di comune a ciascuno di noi ciò che accomuna tutti è l'esperienza umana, la vita come presenza nel mondo che nella sua verità resta sempre indefinitamente irriducibile alla razionalizzazione e alla totale presa di coscienza. Perché qualcosa sfugge sempre: la vita in un certo qual modo non ci può dire nulla poiché sguscia dalle nostre mani come serpenti del caduceo ermetico e nel farlo rivela la sua essenza profonda e incostante.